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Associazione Culturale |
"Perché
NARRAZIONI? Si racconta ciò che si ricorda, ciò che si vede, ciò che si ascolta. Si raccontano le proprie sensazioni, i propri pensieri, le proprie esperienze. Nel racconto si rivivono quei momenti, quei sentimenti, quelle emozioni, vissute non importa quando. Ed è un rivivere autentico: il racconto è il filtro attraverso cui il passato, diventando testimonianza, si rigenera nel presente con nuovi e propri caratteri e si proietta nel futuro. L'uomo è dotato di memoria ed in essa egli trova il completamento del suo presente, in essa il conforto, le ragioni, gli stimoli a vivere migliorandosi. Quante cose i sapienti hanno detto sul valore della storia come "maestra di vita", sull'importanza delle memorie come fondamento di civiltà. Senza erudite citazioni, senza paludate disquisizioni, il racconto, nella sua naturale semplicità, sintetizza concretamente questa verità. Allora NARRAZIONI non è solo un modo per sottolineare il valore del passato, è forse soprattutto la forma più semplice e spontanea per far rivivere questo passato nel nostro presente. Non accademia, dunque, ma testimonianza viva, palpitante, aperta a tutti e rivolta a tutti." Giuseppe de Nitto (dalla Prefazione al Numero Zero) |
Periodico di Cultura e Varia Umanità |
che permetta di rifondare su basi veramente consapevoli la cultura dello stare insieme in comunità, rimettendo al centro della discussione la questione delle condizioni storiche della responsabilità. Un'impresa difficile ma in qualche modo realizzabile, anche accomunando - come propone Narrazioni - le singole luci di molteplici voci nella luce di un faro, che ci illumini, però, per continuare la storia da protagonisti responsabili, anche se per lo più umili e indifesi, piuttosto che per contemplarla semplicemente, come una materia a noi aliena." Antonio Malorni (dalla Prefazione al Numero 2 del Volume 1) "Ancora un numero di NARRAZIONI. Semplice come un lavoro di scavo per fare più forte il suolo dove viviamo, per puntellarlo con le palafitte della nostra memoria. Se nel precedente numero scrivevamo che il filo della memoria non ha latitudini, forse a ragione possiamo anche dire che esso non ha neppure tempo, perché è passato e presente insieme. Questo è lo sforzo di NARRAZIONI, quando fa affiorare dai ricordi le cose passate, gli eventi vissuti, i personaggi del quotidiano e della notorietà. C'è qualcosa in comune tra noi, tra tutti gli uomini e tra tutte le donne, di sempre, ed è la volontà di lasciarsi vivere oltre la vita. Con Narrazioni noi crediamo che questo sia possibile, perché il racconto è come un filo che parte dell'abisso del cuore e della memoria e percorre l'intelligenza e la sensibilità dell'altro, consegnandogli qualcosa del passato che lo arricchisca e lo aiuti a tenersi saldo nel mutare dei tempi. Alle soglie del terzo millennio quest'operazione potrebbe sembrare felice per il tempo in cui essa avviene, ma potrebbe anche sembrare velleitaria, come di chi vuole arrogarsi il piacere di una consegna importante. Non è proprio così. E' solo la voglia di dirci insieme, reciprocamente, come siamo stati, come siamo e come vorremmo essere, noi e quanti ci supereranno." Anna Giordano (dalla Prefazione al Numero 4 del Volume 1) |
"L'atomizzazione delle società umane, soprattutto quelle occidentali, ha prodotto la frammentazione della memoria, per cui la nostra epoca appare caratterizzata da una presenza crescente di "memorie episodiche". Esse si illuminano, ormai, soltanto quando eventi particolari, sempre di forte intensità emotiva, le rievocano; poi ritornano silenti. Ma il ripetersi ormai quotidiano di atrocità, che pensavamo confinate nel passato, circondati come siamo da guerre, mai così numerose e sanguinose, come quelle che hanno attraversato tutto il XX secolo e soprattutto questo fine novecento, riduce in molti, e soprattutto nei giovani, le capacità evocative, anche perché la cornice formativa, basata sulla pedagogia della responsabilità, è andata sgretolandosi sotto l'azione del tarlo dell'individualismo esasperato. Di fronte al pericolo di trovarsi in una società senza memoria, e perciò senza storia e senza solidarietà, occorre inventarsi ogni possibile strategia per ricostruire una memoria responsabile, |